Onorevoli Colleghi! - Una casa si sorregge sulle fondamenta e le fondamenta di qualsiasi Stato sono i cittadini; se questi non nascono o si impedisce, con la fiscalità, di desiderarne la nascita, lo Stato muore.
      Questi sono i princìpi che devono caratterizzare l'atteggiamento del legislatore nei confronti della famiglia:

          1) principio costituzionale: l'articolo 31 della Costituzione recita: «La Repubblica

 

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agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose»;

          2) principio di equità fiscale: per evitare sperequazioni, a parità di reddito prodotto, la tassazione deve tenere conto del numero delle persone che vivono con quel reddito, in quanto il reddito effettivo pro capite diminuisce all'aumentare del numero dei componenti la famiglia. Una imposta che non tiene conto di questo concetto è da considerarsi assolutamente iniqua;

          3) principio dell'uguaglianza: l'ISEE (indicatore della situazione economica equivalente, cioè il misuratore della povertà delle famiglie che vogliono accedere ai servizi, alle esenzioni o alle tariffe agevolate) deve misurare l'effettivo stato economico della famiglia senza penalizzare, come avviene adesso, quelle con il maggior numero di figli. Tali famiglie sono peraltro soggetti da tutelare, anche al fine di far sì che ad ogni figlio sia riconosciuta la stessa uguaglianza di condizioni sociali e le stesse opportunità, evitando che esistano figli di serie A e figli di serie B (quelli delle famiglie numerose);

          4) principio del valore dei figli: i figli rappresentano il futuro della nostra società, la nuova linfa del nostro Paese. I figli vanno quindi considerati come un bene prezioso per la società, da tutelare e agevolare anche attraverso facilitazioni alla famiglia. La fiscalità, anche locale, deve tenere conto di questo principio, iniziando ad intervenire sui casi di palese sperequazione come l'addizionale dell'imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF).

      Come emerso dallo studio dell'Eurostat pubblicato nel febbraio 2006, a metà del secolo è previsto che in Italia, malgrado l'apporto dei flussi migratori, la popolazione calerà di circa 5,5 milioni di abitanti. Mentre oggi abbiamo un pensionato ogni quattro lavoratori, nel 2050 per ogni pensionato ci saranno solo due lavoratori. È già iniziato un progressivo e inarrestabile processo di invecchiamento della nostra società, e ne stiamo già vivendo le prime conseguenze: se in Europa (e l'Italia ne è il caso più emblematico) l'economia cresce a un ritmo molto più lento che negli Stati Uniti d'America e in Asia, questo è sicuramente in parte dovuto alle diverse dinamiche demografiche di questi continenti. Per fare un esempio, se abbiamo due villaggi con le stesse opportunità ambientali e gli stessi abitanti, ma in uno ci sono novanta giovani e dieci anziani, e nell'altro ci sono dieci giovani e novanta anziani, quali dei due villaggi avrà maggiori potenzialità di crescita?
      I giovani, peraltro, sono apportatori di nuove idee e di nuove imprese; se mancano, si impedisce il rinnovamento dell'economia stessa.
      Senza contare le conseguenze dal punto di vista previdenziale. Questo è uno dei motivi per i quali, nella lungimirante Francia, dal terzo figlio in avanti viene dato un valore di maggioranza (vedi tabella A allegata alla presente proposta di legge) pari ad 1,00. Questo è il motivo per cui le scelte (e anche le non scelte) che si fanno oggi, avranno effetti sul futuro della nostra società.
      È noto che, mentre in generale il potere di acquisto degli italiani è aumentato, per le categorie delle famiglie con figli (in particolare le famiglie numerose) questo potere è diminuito in virtù della mancata adozione di criteri fiscali che tengano conto degli effettivi carichi fiscali.
      È nota la piena deducibilità dell'assegno corrisposto al coniuge legalmente separato (tanto che conviene separarsi). È noto altresì il mancato cumulo dei redditi che privilegia le coppie di fatto, sia a livello di impostazione fiscale e tributaria, sia a livello di precedenze nelle liste relative ai servizi erogati dagli enti pubblici (tanto che non conviene sposarsi).
      Questo è l'effetto di un sistema fiscale sviluppato solo in senso verticale e non orizzontale, che discrimina i soggetti più deboli come le famiglie numerose, in quanto non tiene conto del numero dei

 

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componenti la famiglia, e favorisce i single e le coppie di fatto.
      La presente proposta di legge favorisce la famiglia come luogo di nascita e di educazione dei figli e realizza pienamente l'articolo 31 della Costituzione.
      Inoltre essa compensa parzialmente la differenza di trattamento fiscale tra famiglie monoreddito (che attualmente sono penalizzate per i noti motivi) e famiglie bireddito.
      A causa di politiche fiscali non adeguate sviluppate negli ultimi cinquanta anni (ormai sessanta), le giovani coppie con figli e le famiglie numerose sono in condizioni disperate, e non sono in grado o sono in difficoltà a svolgere il loro ruolo procreativo.
      È opportuno a tale proposito consultare:

          a) i due Rapporti sulle politiche contro la povertà e l'esclusione sociale della commissione presieduta dal professor Giancarlo Rovati;

          b) il Libro bianco sul welfare del Ministero del lavoro e delle politiche sociali (febbraio 2003);

          c) gli Atti del convegno di conclusione dell'anno della famiglia (24 febbraio 2005);

          d) la Relazione del dottor Frattini del gennaio 2005 per la Commissione europea e le successive comunicazioni sullo stato della demografia in Europa;

          e) il Rapporto dell'Istituto nazionale di statistica (ISTAT) del 6 ottobre 2005;

          f) la Relazione al Parlamento europeo dell'aprile 2006;

          g) il Rapporto sull'evoluzione della famiglia in Europa a cura dell'Istituto di politica familiare (IPF) del 2006.

      Un dato tecnico: le famiglie con quattro o più figli erano poco più di tre milioni nel 1961 e sono diventate poco più di 300.000 nel 2001 (circa 185.000 nel 2005), con una percentuale calcolata intorno al 20 per cento di famiglie extracomunitarie. Si prevede, stante la loro situazione attuale, la scomparsa della tipologia nel 2015.

 

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